Le chitarre dell'A.D.G.P.A.

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La chitarra dell'A.D.G.P.A. ora è anche un libro !

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La chitarra che, per prima, è divenuta il simbolo dell'A.D.G.P.A., gode di una notorietà che va ben oltre i nostri confini.

La forma dreadnought e l'adesivo "Atkins-Dadi" posto sulla paletta ne impedisce l'identificazione e così
sono in molti a porci la classica domanda:" ma di che marca è ?"
subito seguita dall'altra:" ma perché porta tutte quelle firme?"

Con questa pagina web speriamo di soddisfare ogni curiosità raccontando la storia di uno degli strumenti
più fotografati del mondo.

Cominciamo dalla marca: si tratta di una Epiphone.

Ai nostri giorni il marchio Epiphone, di proprietà della Gibson, appare su strumenti "replica" di quelli della
mitica Casa americana e, comunque, su strumenti di fascia media.
Non è stato sempre così, però, perché la Epiphone vanta quasi 90 anni di vita ed un passato glorioso.
Le origini sono atipiche, poiché è dalla Grecia che proviene la famiglia Staphopoulos ed in particolare
Anastasios che, nel 1873, si è trasferito in Turchia, dove ha esercitato il mestiere di liutaio, diventando padre
di 4 figli: Epimanondas, Alex, Orpheus e Alkminie.
Nel 1903 si è recato con tutta la famiglia a New York dove sono nati altri 2 figli: Frixo ed Elly.
Alla sua morte, avvenuta nel 1915, è
Epimanondas che ne ha continuato l'opera, decidendo di cambiare
il nome della originale "House of Staphopoulos" in "Epiphone".
Da quel momento in poi la marca ha conosciuto un grande successo, sino a diventare una delle più
prestigiose del mondo, tanto da contendere il mercato alla stessa Gibson, con modelli di grandissima qualità. Alla morte di Epi, però, sono sorti problemi che hanno portato all'acquisto della Casa da parte della Gibson, che, inizialmente, ne ha trasferito la produzione negli stabilimenti di Kalamazoo, per poi farla approdare in Giappone al fine di ridurre i costi.
Ai nostri giorni la Epiphone presenta non solo repliche Gibson, ma anche, con la ArchTop Collection,
modelli storici come la mitica "Casino" (utilizzata, ad es., dai Beatles).

Tornando al "nostro" strumento, si tratta di un esemplare risalente ai primi anni settanta, inizialmente
utilizzato da un noto jazzista italiano e poi acquistato da Marino Vignali.

Per anni la chitarra è stata poco utilizzata a causa della tastiera particolare e delle caratteristiche sonore,
 che la rendono straordinaria se utilizzata per accompagnare il canto ma poco adatta all'uso polifonico.

La svolta è coincisa con la prima Convention dell'A.D.G.P.A. italiana, tenutasi a Torino.

Poiché l'ambiente confortevole e raccolto del SERMIG consentiva lo svolgimento di seminari didattici
caratterizzati da una partecipazione attiva dei Soci, ognuno dei presenti era munito del proprio strumento.
La Epiphone, spesso abbandonata dal proprietario impegnato a risolvere i problemi organizzativi
della manifestazione, è stata quindi adottata dai professionisti che l'hanno usata
per "scaldarsi le mani" in jam estemporanee.
Da questo particolare utilizzo è scaturita l'idea di farla firmare a tutti i musicisti italiani che se ne servivano,
seguendo un criterio grafico ben preciso: quello di apporre sulla cassa delle firme di dimensioni
contenute che ne seguissero i bordi. L'obiettivo, limitato, era quello di completare, magari nel giro di due o tre Convention, l'intero perimetro della chitarra ma l'idea è piaciuta anche ai musicisti stranieri, che ci hanno quindi chiesto di contribuire a "finire" l'opera.
Le difficoltà incontrate nello spiegare, nelle diverse lingue, il criterio grafico che si intendeva seguire
e la naturale esuberanza di qualcuno ha, però, ben presto condotto al caos più assoluto.
Firme, delle più svariate dimensioni sono apparse ovunque e non hanno risparmiato
neppure parti come il battipenna o la paletta.

Poco male, girando per le varie Convention italiane e straniere, la Epiphone si è arricchita
di un incredibile numero di autografi e di dediche .
Alcune di queste appartengono ad artisti che, purtroppo, sono scomparsi; cosa che contribuisce a rendere ancora più prezioso uno strumento che può vantare una caratteristica unica:
quella di essere stato suonato e firmato da più di cento tra i più celebrati musicisti del mondo.

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Con il 1994 la chitarra dell'A.D.G.P.A., avendo esaurito tutto lo spazio disponibile per l'apposizione delle firme, ha terminato la sua corsa, non prima, però, di essere apparsa, ancora una volta, sulle due più prestigiose riviste italiane di settore: GUITAR CLUB e CHITARRE.

Gli ultimi musicisti ad autografarla sono stati, nell'ordine, Alex De Grassi, Alain Giroux e François Sciortino. E' quest'ultimo che, apponendo anche la data (24.5.04), ha decretato la fine della carriera della gloriosa Epi.

Fine si fa per dire... l'interesse per questo strumento resiste al tempo.

Ben 16 anni ed un mese dopo quella data, infatti, un altro articolo sulla chitarra dell'A.D.G.P.A.
è stato pubblicato sulla rivista Chitarra Acustica.

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LA NUOVA CHITARRA A.D.G.P.A.

La tradizione, però, non si è interrotta con la "chiusura" della vecchia Epiphone, perché un nuovo strumento ha preso il suo posto e lo ha fatto in un modo che, decisamente, non è passato inosservato.

Il compito di inaugurare la nuova chitarra dell'A.D.G.P.A. è infatti toccato ad uno dei più illustri
chitarristi acustici degli ultimi decenni: Adrian Legg.

  

L'apposizione della dedica di Legg sulla spalla superiore della cassa ("Sono profondamente onorato di deflorare questa graziosa chitarra"), avvenuta durante il Festival Internazionale di Issoudun 2004, è stata giudicato un avvenimento degno di essere riportato dalla stampa francese e di formare oggetto, tra l'altro, di un'intervista rilasciata al quotidiano "Le Berry Républicain" dal nostro Presidente Onorario, Marino Vignali, 

  
 


(nella foto François Sciortino che, dopo aver "chiuso" la prima delle chitarre A.D.G.P.A.
 non si è lasciato scappare l'occasione di provare anche la seconda)

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A poco a poco anche la "Numero 2" ha accolto firme importanti
come, ad es., quelle di Martin Taylor, Tuck Andress, Allan Taylor, Martine Dadi, le Hussy Hicks, Kiana e Roland Dyens.

Eccola in una foto relativamente recente