7 CHITARRISTI + 1
ALLA CONQUISTA DI ISSOUDUN
Quando Pierre Danielou, il Direttore artistico della Convention internazionale di Issoudun mi ha offerto la possibilità di aprire la manifestazione con un concerto interamente dedicato all'A.D.G.P.A. italiana non ho avuto esitazioni nel progettare uno spettacolo che fosse il più vario possibile. Sin dalla nascita, infatti, l'Associazione italiana si è contraddistinta per l'apertura senza pregiudizi nei confronti di tutte le proposte artistiche di qualità e, quindi, il solo problema che mi sono posto è stato quello della scelta degli artisti. Di grande aiuto mi sono stati, come sempre, i Soci Operativi che hanno elaborato alcuni criteri per facilitare la ricerca. In primo luogo è stato stabilito il tempo necessario a ciascun chitarrista per esprimersi compiutamente e, di conseguenza, il numero massimo di artisti da coinvolgere nel progetto. Si è poi passati alla ricerca di una formula in grado di esaltare la spettacolarità dell'esibizione e, solo alla fine, si è proceduto alla scelta dei nomi. Pietro Nobile è stato inserito nella lista perchè è stato il primo italiano ad avere l'opportunità di suonare (nel lontano1991) ad Issoudun; Paolo Giordano e Walter Lupi perchè amatissimi dal pubblico francese; Andrea Benzoni per la sua formazione jazz e l'indubbio fascino del suo stile; Rodolfo Maltese per l'innato carisma e la piacevolezza del lavoro di arrangiamento svolto, al di fuori del "Banco", sulle composizioni dei Beatles; Gae Manfredini ed Alex Stornello, infine, in rappresentanza dei chitarristi elettrici: melodico e coinvolgente il primo, moderno ed ipertecnico il secondo.
Se la scelta è stata meditata e laboriosa, la fase successiva, quella di convincerli a partire per la Francia, non ha davvero posto problemi.. I musicisti che decidono di entrare a far parte dell'A.D.G.P.A., infatti, lo fanno per il piacere di sentirsi chitarristi tra i chitarristi, tralasciando ogni forma di competitività ed invidia professionale. E' per questo che alle Convention nascono collaborazioni impensabili e si creano amicizie destinate a durare nel tempo.
GIOVEDI 28 NOVEMBRE 1999
Rodolfo è partito da Roma, Paolo da Pescara, Andrea da Forlì, Alex da Verona, Gae da Brescia, Pietro e Walter da Milano. Non mi si venga a dire che alcune zone d'Italia vengono trascurate (Andrea Quartarone, che abita a Siracusa ed ha partecipato alle nostre ultime due Convention, potrebbe rassicurare tutti al proposito).
Issoudun ci accoglie con un'atmosfera molto rilassata. La manifestazione inizia con il nostro concerto di venerdì sera e solo il movimento degli addetti al montaggio degli stand dei liutai fa intuire che qualcosa sta per accadere. Approfittiamo quindi della mezza giornata a disposizione per dare gli ultimi ritocchi alla scaletta del concerto, per esplorare le risorse della cucina locale e per leggere gli articoli dedicatici dalle riviste e dai quotidiani francesi.
VENERDI 29 NOVEMBRE 1999
Il gran giorno è venuto: Issoudun è ancora deserta ma ci giunge la notizia che la Delegazione dell'Associazione americana è giunta a Parigi e che, quindi, per l'inizio del concerto sarà schierata in prima fila, pronta a (speriamo) applaudirci. Chiusi nel nuovo, bellissimo, teatro del M.E.L.I. non ci rendiamo conto del tempo che passa e della gente che arriva. La sensazione è che non ce la faremo mai ad essere pronti per le 21. Bisogna controllare il buon funzionamento della strumentazione, fare la prova del suono e, soprattutto, provare i pezzi che prevedono la presenza di più musicisti sul palco. E sì, perchè per complicarci un po' la vita abbiamo deciso di proporre uno spettacolo atipico, tutto teso a valorizzare lo spirito di gruppo ed il grande eclettismo dei musicisti. Nonostante l'assoluta fiducia che ripongo nelle loro capacità tecniche non posso credere che si riescano ad eseguire costruzioni musicali complesse senza averle mai provate prima. Quando mi decido a guardare l'orologio sono le 18.30. Il tempo a nostra disposizione è finito e, purtroppo, non è stata in alcun modo organizzata la chiusura del concerto.
Siamo tutti piuttosto tesi: è la prima volta in 11 anni che Issoudun ci offre la possibilità di animare un intero concerto e la responsabilità è grande. A 5 minuti dall'apertura del sipario la situazione non è delle migliori. Non mi riesce assolutamente di riunire i 7 protagonisti. Non appena ne recupero uno sparisce l'altro nel tentativo di trovare la giusta concentrazione. Quando Pierre Danielou mi prende sottobraccio e mi scorta al centro del palco sono ormai rassegnato al disastro. Lasciato solo sotto la luce accecante di un riflettore inizio a parlare: ringrazio gli organizzatori di Issoudun, ripercorro la ormai lunga storia dell'A.D.G.P.A. italiana, mi soffermo sulla nostra Convention di Soave. A poco a poco la tensione si scioglie e quasi mi dimentico di essere costretto a parlare in francese. Meglio così, perchè non giurerei sulla assoluta correttezza di tutti i vocaboli usati. Ad un certo punto, però, mi volto e...miracolo! Tutti i musicisti sono al loro posto formando, come stabilito, un semicerchio nella penombra. Presento per primo Pietro Nobile e, con sincronismo perfetto, il riflettore si sposta su di lui. Il tempo di eseguire un brevissimo pezzo ed è la volta di Andrea Benzoni. L'effetto scenico è molto suggestivo: i musicisti, uno dopo l'altro, sbucano dal buio per poi tornarvi al termine della presentazione. Quando anche l'ultimo ha dato un breve saggio della sua abilità, si accende una tenue ma diffusa luce rossa e tutti tornano nel retro palco lasciando la scena a Paolo Giordano. Il vero spettacolo inizia adesso ma l'applauso che sottolinea la fine di questa fase introduttiva ci fa capire che l'idea è decisamente piaciuta.
Paolo Giordano è stato prescelto come rompighiaccio perchè tutte le sue esibizioni francesi sono state coronate da un clamoroso successo. Lui, naturalmente, svolge molto bene il suo compito, suscitando (in particolare con una tiratissima versione di "Lucky Twice") l'entusiasmo generale. Gli succede Rodolfo Maltese che, senza dire una parola, fa risuonare nella sala le amatissime note di "Michelle". Non è una cosa estemporanea, perchè a questo primo pezzo ne seguono altri del gruppo di Liverpool in uno splendido crescendo. La chiusura ci riserva ancora una sorpresa grazie ad un coinvolgente arrangiamento della bellissima "Byrland" dei Weather Report. Alex Stornello impone una decisa svolta alla serata: le sonorità elettriche scuotono il pubblico, la sua velocità lo affascina. E' con lui che iniziano le collaborazioni sul palco. Dal buio emerge la sagoma di Walter Lupi e si creano intrecci sonori quanto mai intriganti. A poco a poco, come attirato dagli assoli di Alex, Walter gli si avvicina ed improvvisa per lui una vera e propria base di batteria eseguita percuotendo sapientemente la cassa della chitarra. Non è il momento di creare cali di tensione. Ecco che dalla penombra sbuca un'altra chitarra elettrica grintosa, quasi cattiva. Alex si fa da parte tra gli applausi lasciando la scena a Gae Manfredini mentre a sostenere l'energica base di Lupi arriva Andrea Benzoni. Il pezzo, bellissimo, si attenua piano piano evolvendosi in qualcosa di più melodico e questo finisce con l'esaltare l'innata capacità di Manfredini di far "cantare" il suo strumento con note lunghe e meditate. E' decisamente in forma il chitarrista bresciano e regala divertimento ed energia a piene mani. Quando sotto la luce del riflettore rimane solo Andrea Benzoni mi chiedo come possa fare a tenere desta l'attenzione di un pubblico ormai caldo con la sola chitarra acustica a disposizione. Le mie perplessità, però, non hanno davvero ragione di esistere, perchè Andrea è solo ma sembra che a suonare siano in dieci tanta è la grinta ed il "tiro" che riesce a dare alle sue esecuzioni. Impressionante, in particolare, è l'apertura di "Oye como va". La sua destra sembra diventare una diabolica ed efficientissima macchina del ritmo. Straordinario! Pietro Nobile gli succede prendendosi il tempo necessario a richiamare su di sè l'attenzione del pubblico. C'è molta esperienza in questo. C'è la ricerca dell'atmosfera più adatta per gustare appieno le sue delicate proposte musicali. Inizia con "Merci Marcel" in omaggio a Dadi per poi veleggiare verso le composizioni che animano "la città dei sogni", il suo ultimo CD. Le esecuzioni sono pulitissime ed ispirate, segno evidente di una raggiunta serenità interiore. Completamente diversa è la situazione in cui si trova Walter Lupi ed è impossibile non rendersene conto. L'incredibile talento di questo musicista lo porta a sperimentare formule espressive sempre nuove ma la sua sete di esperienze non si placa mai e questo rende, a volte, la ricerca poco lineare. Si può, insomma, incontrare qualche difficoltà a capire quale sia il suo vero percorso evolutivo. Quello che però non si può discutere è la dimensione artistica, ormai sicuramente giunta a livelli internazionali. Sin dal primo pezzo l'attenzione del pubblico è assoluta. La progressione degli accordi, l'utilizzo del Jam Man e la singolarità dei suoni sono alcuni degli elementi che contribuiscono alla formazione della magica alchimia che distingue le sue composizioni. Momenti di vera poesia si alternano a situazioni più tecniche e ritmiche. Inseguendo le sue costruzioni sonore gli spettatori si lasciano andare sino a perdere completamente la nozione del tempo. Ad un certo punto, però, succede qualcosa: l'estremità opposta del palco viene occupata da Andrea Benzoni che, dopo un affascinante assolo, inizia a supportare la base ritmica. E' un attimo e spunta Alessandro Stornello poco dopo seguito da Gae Manfredini. L'intreccio sonoro è ormai fittissimo ma non completo: ecco comparire in contemporanea anche Pietro Nobile, Paolo Giordano e Rodolfo Maltese. La situazione si fa incredibilmente stimolante e suggestiva ma anche quanto mai pericolosa dal momento che questa estemporanea mini suite non è mai stata provata e si sta praticamente formando in diretta. Intuisco che il problema di cui tutti i musicisti si stanno a poco a poco rendendo conto è che fermare sette chitarristi in corsa è praticamente impossibile. Per fortuna, grazie ad un'intuizione di Pietro Nobile, si crea all'improvviso una via d'uscita e le 42 corde smettono di vibrare. Entro anch'io sul palco imbracciando la ormai celeberrima chitarra dell'Associazione per godermi un po' di applausi. Certo, il merito del successo è tutto da attribuire ai magnifici sette ma, in fondo, se non si condividono i momenti belli...
SABATO 30 NOVEMBRE 1999
Ore 2.00: Tornati in albergo Rodolfo Maltese incontra nel salottino d'ingresso l'incredibile Tommy Emmanuel che sta suonando dei pezzi dei Beatles e non resiste: gli si siede di fronte, imbraccia la chitarra, ed inizia una jam session basata sul repertorio dei Fab Four. Probabilmente Tommy si è messo a suonare quei brani perchè ha sentito Rodolfo eseguirli nel concerto. Fatto sta che in breve tempo si crea un gruppetto di curiosi che viene alimentato da tutti coloro che, svegliati dalla musica, non esitano ad avvicinarsi ai due in pigiama. Qualche ora dopo, a colazione, ci portano una copia del quotidiano "LE BERRY" che contiene un articolo intitolato "Che funamboli questi italiani" nel quale leggiamo con piacere frasi come:"Offrite una carta bianca a sette italiani per una notte di concerto e potrete vivere il viaggio chitarristico più completo che si possa trovare nella musica di oggi!" E ancora:"Sotto i riflettori Walter Lupi, Gae Manfredini, Pietro Nobile, Alessandro Stornello, Rodolfo Maltese, Paolo Giordano ed Andrea Benzoni hanno prima declinato uno dopo l'altro la loro identità chitarristica, poi hanno abbracciato la sala, spesso con dei pezzi di bravura e a volte con la chitarra che emoziona. Essi hanno intrecciato le loro note regalando nello stesso tempo una serata di dimostrazione di abilità e di piacere poetico". Ce n'è abbastanza per essere più che soddisfatti e così decidiamo di andarcene a Bourges (una splendida città a trenta chilometri da Issoudun) a festeggiare. La giornata sembra passare in un istante. Quando rientriamo in albergo è ormai sera ed incontriamo un Pierpaolo Adda ben deciso a dedicarsi ad un sonno ristoratore. Di diverso avviso è però Luca Olivieri (il "+1" del titolo) che, giunto con lui da Verona ed in attesa di esibirsi nel concerto della sera successiva, di andare a letto non ne ha proprio voglia. Lo invitiamo allora ad unirsi alla compagnia per andare in un Pub a bere una birra e lui accetta senza esitazione. E' una fortuna che sia rimasto con noi perchè si rivela una persona simpaticissima della quale è impossibile non diventare amici. Nonostante sia venuto a suonare a Soave per tre anni consecutivi, infatti, non abbiamo mai avuto, purtroppo, l'occasione di passare un po' di tempo insieme. Davanti ai rispettivi boccali di Coca e di birra, Gae e Alex cominciano a raccontare una barzelletta dietro l'altra e Luca risponde colpo su colpo. Non c'è che dire: è nata una nuova amicizia in casa A.D.G.P.A..
DOMENICA 1 DICEMBRE 1999
Non è possibile fare la cronistoria di una giornata frenetica passata a concedere interviste alla radio o alla stampa, ad animare un intero pomeriggio di seminari, a scambiarsi informazioni dischi ed indirizzi con i musicisti americani e francesi. Vale solo la pena di dire che anche Luca Olivieri è riuscito a dar lustro all'Italia con un'esibizione divertente e trascinante. Quanto agli americani, c'è poco da dire: hanno fatto gli americani, dispensando la classe e naturalezza che nessuno può loro disconoscere.
Ho iniziato l'articolo dicendo che tra gli artisti A.D.G.P.A. regna una grande intesa ed amicizia. Ebbene, sapete cosa abbiamo deciso di fare a Convention conclusa? Ci siamo presi un paio di giorni di vacanza per fare un giretto a Disneyland ed a Parigi. E poi non dite che quella tra i musicisti è solo un intesa di facciata. Tra noi non è certamente così !
Marino Vignali Presidente Onorario dell'A.D.G.P.A. italiana
P.S.: Un grazie di cuore agli amici Pierre Danielou, Pierre Endweld, Gerard Sadois, Dominique Delpoux, Denis Paty ed a Andrè Laignel, il simpaticissimo sindaco di Issoudun, che non perde occasione per donarmi, in forma ufficiale, medaglie ed oggetti simbolo della città per dimostrare la riconoscenza della comunità per quanto l'A.D.G.P.A. italiana ha saputo offrire, dal punto di vista artistico, in tutti questi anni.